RIFORMICCHIE

Stiamo tutti sperimentando nelle nostre tasche il peso dei provvedimenti posti in essere dal governo per far fronte alla profonda crisi che si sta trascinando da ormai quattro anni su tutto il mondo globalizzato e sul nostro Paese in particolare. L'innalzamento dell'età pensionabile, gli inasprimenti della tassazione, il blocco delle pensioni, la disoccupazione vertiginosamente straripante, gli aumenti generalizzati di prezzi e tariffe primi fra tutti quelli dei carburanti, la reintroduzione (notevolmente aumentata) della tassa sulla prima casa, e altri innumerevoli lacciuoli e balzelli imposti dallo stato per far cassa stanno letteralmente mettendo in ginocchio le famiglie italiane in modo particolare quelle con redditi medio bassi. A seguito di questa situazione, e sotto la spinta di una opinione pubblica indignata per i costi ma soprattutto per gli sprechi della politica, scandolo ancora più grande in una tale contingenza, e finalmente incalzati da tv e giornali, si è fatta strada nei partiti politici l'ipotesi di una revisione della Costituzione per ridurre il numero dei parlamentari.
Dalle ultime notizie però sembra che la montagna stia partorendo un topolino.
Facciamo alcune considerazioni sulla tabella che segue.

POPOLAZIONE
DEPUTATI
SENATORI
TOTALE
ABIT/DELEGATI
ITALIA - oggi
60.626.442
630
315
945
64.155
ITALIA - ipotesi di riforma
500
250
750
80.835
BRASILE
203.429.773
513
81
594
342.474
FRANCIA
64.876.618
577
346
923
70.289
GERMANIA
81.702.329
622
69
691
118.238
GIAPPONE
126.475.664
480
242
722
175.174
INDIA
1.173.108.018
545
245
790
1.484.947
RUSSIA
138.739.892
450
168
618
224.498
SPAGNA
46.754.784
350
264
614
76.148
USA
313.232.044
435
100
535
585.480

In assoluto i parlamentari italiani attualmente sono il numero più elevato tra i paesi presi in considerazione, che peraltro sono tra i maggiori al mondo sia per importanza politica sia per numero di abitanti. Se consideriamo invece l'ipotesi di riforma, il dato italiano continua a posizionarsi al terzo posto per numero complessivo di rappresentanti ma anche nella comparazione con il numero dei rappresentati.
Ciò che fa meditare è l'alto numero di rappresentati per ogni delegato in paesi quali gli Stati Uniti (circa 585mila), il Brasile (342mila) e la Russia (224mila) che superano l'Italia di molte volte per dimensione territoriale e soprattutto per popolazione. Volutamente trascuro il dato dell'India in quanto determinato dalla notevole dimensione della popolazione, come pure ho omesso di inserire i numeri della Repubblica Popolare Cinese perché fuorvianti nei quasi 3mila rappresentanti all'Assemblea Popolare che peraltro si riuniscono solo un paio di volte all'anno nella forma di una specie di congresso di partito mentre delegano l'aspetto amministrativo e legislativo a soli 150 rappresentanti.
Fa meraviglia constatare che di fronte alla presa di coscienza di una realtà sproporzionata di rappresentatività si faccia l'ipotesi di una minima riduzione nel numero di deputati e senatori. Il loro dimezzamento sarebbe quantomeno auspicabile. Una drastica riduzione nel numero dei senatori sarebbe invece doveroso, specialmente in considerazione di competenze diverse che avrebbero rispetto al passato, sull'esempio di Paesi di uguale se non di maggiore rilievo quali Germania e Stati Uniti d'America.
Viene da pensare ad una voluta pigrizia se non addirittura indolenza da parte dei partiti a rinunciare alla loro poltrona proprio mentre i provvedimenti del governo sul lavoro tendono a far diventare un miraggio il tanto agognato posto fisso. Del resto avevano già dimostrato poco entusiasmo quando ad inizio d'anno era stato rivisto al ribasso le indennità dei parlamentari e ancora oggi non è stato messo mano alla cancellazione delle province, enormi carrozzoni di sprechi di denaro pubblico ma così funzionali alla cinica gestione della lottizzazione politica.
Intanto incalza e si fa urgente rivedere l'istituto del rimborso delle spese elettorali dopo i recenti scandali sull'utilizzo dei fondi erogati ai partiti e, in modo ancora più pressante, la loro entità dopo che questa è divenuta di pubblico dominio.
Triste, amara considerazione finale: sappiamo quanto sia dificile provare a contenere se non (quanto doverosamente!) ridimensionare i fiumi di denaro pubblico che passano nelle mani dei partiti, specialmente se la decisione è lasciata a loro stessi! Ma anche quando la palla venisse passata al popolo la presa in giro diventa addirittua spudoratamente offensiva (vedi i molti referendum abrogativi disattesi nel passato).
Concludo con una nota positiva: abbiamo bisogno dei partiti, abbiamo enomemente bisogno di politica. Ma di partiti e di politica pulita!

Alla prossima, ciao
tonino


14 aprile 2012

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