15 NOVEMBRE 1919/2019


Cento anni fa, il 15 novembre 1919, nella frazione Vallemare di Cepagatti, da una semplice famiglia di contadini, Nicolantonio e Adele, nasceva mio papà Carmine. Settimo di dieci figli, mi ha aiutato insieme agli altri cinque fratelli sopravvissuti, a crescere e formarmi nella comprensione della responsabilità di vivere in una grande, bella famiglia.

Oggi, in occasione della ricorrenza, voglio ricordare con orgoglio e ammirazione, con gratitudine, con  tenerezza e con gli occhi complici di figlio, quello che per me è stato un grande uomo, un genitore presente e attento, mai possessivo, sempre aperto e incoraggiante nel permettere a tutti, ma ai propri figli in modo particolare, di fare scelte autonome.

Una saggezza accumulata in quasi 92 anni di intensa attenzione alla realtà quotidiana. Amico di tutti nel piccolo paese in cui è stato protagonista e riferimento per molti. Nessuno ha mai potuto fare a meno di venire a contatto con lui specialmente a causa dell’attività che svolgeva in una realtà rurale e agricola come quella di Nocciano. Pronto a mettersi al servizio della comunità quando gli è stato richiesto già a partire dalla seconda metà degli anni cinquanta e negli anni sessanta. Semplice consigliere comunale prima e assessore e vice-sindaco in seguito. O anche come giudice conciliatore quando fu chiamato per cinque anni a ricoprire questa delicata funzione sociale.

Grande lavoratore, mi ha trasmesso l’importanza e il valore di contribuire con il mio apporto alle necessità della famiglia e della società. I tempi cambiano e oggi per un ragazzo di dieci anni si parlerebbe di sfruttamento del lavoro minorile, ma è da quell’età che sono cominciate le mie prestazioni al negozio, specialmente estive. Oggi lo dico con orgoglio anche se allora, lo ammetto, un po’ mi pesava. Non perché fosse un peso insopportabile per la fatica. Semplicemente perché vedevo i miei compagni passeggiare durante l’estate, spensierati, per le vie del paese. Un’esperienza di sacrificio ma anche di abnegazione, propedeutico a quella che sarebbe stata in seguito la mia esperienza lavorativa e di famiglia.

Una modesta quinta elementare come titolo di studio ma una pratica lavorativa quasi da impiegato di concetto dovendo avere a che fare con registri contabili, bollette di carico e scarico, cambiali agrarie, inventari, polizze assicurative e quant’altro a cui era costretto per espletare la sua attività e rendicontarla all’organizzazione di cui era un semplice “rappresentante commerciale”.
Considerava l’informazione e la formazione di primaria importanza. Per questo, anche in accordo e complicità con mamma Fenesia, sua compagna di vita per 61 anni (che coppia di genitori di cui andare orgogliosi!) ha sempre preteso il meglio per l’educazione e l’istruzione di noi figli.
Era interessato a tutto, alla politica in particolare. Attento alla vita quotidiana del paese (anche se qualche volta anche lui contagiato dal vizietto del pettegolezzo, perdonabile perché inevitabile specialmente nei piccoli centri dove tutti si conoscono). Parlava poco ma erano in tanti a rispettarlo per la saggezza e l’arguzia che sempre accompagnava ogni suo consiglio o giudizio o sentenza.
Non dimentico la sua attenzione e capacità di interpretare le previsioni del tempo! Zoraide lo chiamava zio Bernacca (era l’epoca del famoso colonnello dell’aeronautica precursore delle previsioni metereologiche in TV). Era a lui che tutti in famiglia facevamo ricorso per sapere l’evoluzione del tempo per il giorno dopo!

Nonostante l’impegno del consorzio agrario, suo lavoro primario, non ha mai trascurato le sue origini contadine lavorando i pochi terreni a sua disposizione producendo soprattutto un ottimo vino fermentato e un olio extravergine di primaria qualità.
Grande lavoratore sì. Ma non disdegnava l’aspetto ludico della vita: la compagnia degli amici, la buona tavola, le partite a carte, il biliardo, il gioco del formaggio lungo le strade, tradizione abruzzese di primavera.

Ma la grande, vera passione era il gioco delle bocce. Quante partite alla Madonna del Piano!, una superfice di cui bisognava conoscere ogni inclinazione o avvallamento del terreno e soprattutto ogni buca per arrivare a punto. Ma la sua specialità era bocciare: ricordo ancora la preparazione della bocciata, la concentrazione, la mira i tre passi e poi… c’era solo da aspettare il colpo secco della sua che imbatteva la boccia avversaria. E quante volte la sua rimaneva a conquistare il punto mentre l’altra schizzava via!
Spesso alla performance faceva seguito il gridolino di Franco: “bella, zio Ca’!”. E’ a lui che è dovuto questo simpatico appellativo con cui scherzosamente, ma sempre con affetto, era chiamato anche da molti compaesani.

Gli anni passavano inesorabili ma tutti ce lo siamo ricordati a lungo con la stessa fisionomia che sembrava non essere intaccata dal loro accumularsi. Un aneddoto ricorrente ogni anno quando gli si facevano gli auguri di compleanno: sorridendo sotto i baffi rispondeva “un anno in meno non uno in più!”.
O quando telefonando il 15 di novembre, sempre per gli auguri, ti diceva “Eh sì, comincia oggi la settimana di festeggiamenti”. Questo perché per un errore di trascrizione al tempo del trasferimento da Vallemare a Nocciano la sua data di nascita fu cambiata da 15/11/1919 in 19/11/1918. Fu per questo errore che dovette presentarsi alla visita di leva con i coscritti dell’anno prima. Ma alla fine usufruì del vantaggio di andare in pensione di vecchiaia con un anno di anticipo!

Gli ultimissimi anni, come è inevitabile quasi sempre per le persone anziane, lo hanno visto sofferente e costretto a più o meno lunghi periodi di ospedale. Ma anche queste prove della vita le ha sempre vissute e accettate con pazienza senza venir meno alla sua proverbiale ironia.

Quella stessa ironia che un occhio attento non manca di percepire nella foto sulla sua lapide. Un sorriso e uno sguardo che sembrano dirti: “che vieni a fare qua, io sono da un’altra parte ormai!”

Sono più di otto anni che la mancanza della sua presenza fisica si fa sentire. Ma le persone che hanno contato e contano, sempre si impongono con una presenza così forte che nulla ha da invidiare a quella fisica. E la sua è proprio così.
Ecco perché vorrei che ognuno di quelli che ricordano con affetto papà lo facciano oggi insieme a me ripercorrendo con la memoria queste e altre tappe di cui ciascuno conserva la sua particolare esperienza.

Grazie, zio Ca’ e auguri. Cento anni ma… non li dimostri!

Alla prossima, ciao
tonino

15 novembre 2019

se desideri esprimere un tuo commento su quanto hai appena letto, contattami

Vai alla home del Blog

free counters

 

 counter free hit unique web