Siamo alla "pausa di riflessione" prima del voto di domani e lunedì che vedrà chiamati alle urne quasi tredici milioni di italiani. Io non sono tra questi e, dal mio osservatorio privilegiato a diecimila chilometri di distanza, sulla sponda occidentale dell'Atlantico, con vista i giardini di Santos segnalati nel libro dei Guinnes al primo posto al mondo, le pulsioni appaiono molto stemperate e gli echi della politca molto attenuate. Non devo preoccuparmi neanche di "turarmi il naso" per fare una scelta. Questo mi conforta.
Restano però le scorie di una squallida campagna elettorale svoltasi all'insegna del rinnegamento dei più elementari principi etici che neanche 65 anni di democrazia hanno contribuito a far crescere. Anzi, quanto costruito con fatica da democristiani e comunisti in quasi quarant'anni di duelli tra gentiluomini, protagonisti di un bipartitismo che, di fatto, sapeva aggregare con intelligenza le forze minori, è andato progressivamente deteriorandosi lasciando sul campo il triste spettacolo a cui assistiamo di questi tempi.
Così, "prima che il gallo canti", prima cioè che il responso delle urne dia via libera ad un canto di vittoria difficilmente credibile, il galateo, l'etica, la democrazia stessa sono state rinnegate non tre ma tremila volte. Ci sarà chi avrà vinto nell'orto, chi nella vigna, chi nel campo di grano. Ci potrà essere persino chi avrà vinto nel bagno di casa ed esulterà per la fine di una... preoccupata astinenza durata a lungo. Ma per tutti ci sarà da riflettere su una vittoria ottenuta con lo stesso parto non certamente... profumato.
Rimane l'amarezza, per chi guarda da così lontano (o da vicino, perché ci sono, anche se con voluta ostruzione delle vie respiratorie), che Machiavelli si impone con la sua scuola ancora nel terzo millennio alla faccia delle radici cristiane che tutti ostentano (per convenienza) solo con la bocca.
Alla prossima, ciao
14 maggio 2011