Basterebbe un piccolo atto di buona volontà da parte dei nostri superpagati parlamentari per rendere un grande servizio a tutti i cittadini e per dare un contributo importante all'ecologia del pianeta e non solo nostrana. Tutti, e purtroppo spesso, ci ritroviamo con dubbi amletici quando si tratta di decidere se inserire un determinato imballaggio in questa o quell'altra tipologia di smaltimento di rifiuti.
E' plastica o non è plastica, this is the question! Ma è lo stesso con carta, cartone, cartoncino, carta plastificata, argentata e così via. Per non dire di tutti quei contenitori plurimateriali più o meno separabili.
Con una semplice legge monoarticolo, in cui si obbligasse il produttore ad indicare sulla confezione il tipo di imballaggio del prodotto, si aiuterebbe il consumatore a risolvere ogni dubbio. Si aiuterebbe soprattutto la persona anziana che è la più disarmata di fronte alle odierne esigenze di aumentare sempre più le percentuali di rifiuti riciclabili diminuendo di par misura sprechi e inquinamento.
A dire la verità, e per fortuna, già si vedono alcune encomiabili iniziative in questo senso. La Coop, per esempio, indica già nei suoi imballaggi in quale categoria di rifiuti ognuno di essi va inserito. Lo fa sia attraverso un simbolo disegnato ad hoc che con le istruzioni scritte per il riciclaggio. Stessa cosa ho notato fa la Barilla con i suoi prodotti. In assenza però di una normativa che obblighi le aziende a questa soluzione, la stragrande maggioranza di esse può sentirsi autorizzata ad eludere il problema e continuare ad usare tutti quei materiali spesso nuovi e indecifrabili che la tecnologia odierna riesce a produrre.
Per dire quanto sia difficile per tutti distinguere, basti un semplice esempio notato in prodotti similari delle due famose aziende sopra citate. Entrambe producono confezioni di pane a fette vendute in sacchetti che, all'apparenza, sembrano identici. Per una di esse il sacchetto va smaltito come plastica, per l'altra va messo nella raccolta indifferenziata.
Non entro nel merito se dipenda da una certa confusione che le stesse aziende fanno oppure se i materiali siano effettivamente diversi, dico semplicemente che basta questo a dimostrare di quanta necessità di chiarezza ci sia bisogno e quale aiuto potrebbe rappresentare un provvedimento legislativo che indirizzi il consumatore verso la soluzione dei suoi dubbi con la conseguenza che gli stessi comuni sarebbero aiutati per un corretto e proficuo riciclaggio.
Non c'è nessun deputato o senatore disposto ad occuparsene?
Alla prossima, ciao
tonino
5 gennaio 2012
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