IO NON LO CONOSCEVO!
19 gennaio 2014 - anno A - II domenica del Tempo Ordinario

Per ben due volte l'evangelista Giovanni attribuisce al suo omonimo, il Battista, l'affermazione Io non lo conoscevo. Impossibile! Gesù era suo cugino, avevano la stessa età e probabilmente erano cresciuti insieme e condiviso tanti momenti della fanciullezza e dell'adolescenza quanto non la stessa crescita religiosa e spirituale, maturata forse chissà in quel di Qumram.
Rifacciamoci ai dubbi di Giovanni Battista, di cui ci parlava Matteo in Avvento, quelli circa la difficoltà di riconoscere in Gesù il messia atteso da Israele. Difficoltà collegate alle sue personali, rigide attese che non collimavano con la legge dell'amore da cui si lasciava esclusivamente guidare Gesù. Allora l'affermazone diventa chiara: Giovanni ha fatto fatica, magari ha dovuto rivedere tutte le sue radicali convinzioni e aspettative, ma ha finalmente capito.
L'evangelista, al contrario dei sinottici, non racconta l'avvenimento storico del battesimo, predicato e praticato, di Giovanni. A lui preme farne conoscere l'esperienza che l'ha trasformato e l'ha spinto a renderne pubblica testimonianza.
Vedendo Gesù venire verso di lui... Giovanni Battista ha capito quando finalmente si rende conto che non siamo noi che cerchiamo Dio ma è lui che viene incontro a ciascuno di noi. Lo immaginava come uno che veniva a regolare i conti e invece si trova di fronte uno completamente diverso: Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Intuisce che Dio è disposto ad amare senza pensare, a dare la vita, a morire. Un messia che preferisce perdere piuttosto che vincere con la violenza.
L'agnello non viene solo per liberare ciascuno dai suoi peccati ma per riscattare l'uomo dalla condizione stessa di peccato che indirizza l'esperienza dell'essere umano sulla terra. Non ad espiare il peccato ma ad estirparlo radicalmente, per porre fine alla mentalità malvagia che alberga nell'uomo, quella forza diabolica che induce a comportarsi non da figli che vivono nell'amore ma come belve, come lupi nei confronti dei propri simili. Se assecondiamo questo spirito malvagio ci disumanizziamo. L'agnello viene proprio a ridurre all'impotenza lo spirito del male, la tenebra che avvolge il mondo e impedisce di vedere il vero volto di Dio.
Con Cristo è entrata nel mondo la forza che distrugge ogni forma di male ed ha la capacità di immunizzarci contro questa aggressione a cui siamo sottoposti.
Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. La forza dello Spirito porta l'uomo al bene e alla vita, lo libera dalla mentalità sbagliata che non gli permette di rivelare il suo essere immagine di Dio. Il Battista ha capito che non è l'immersione in un'acqua che purifica esteriormente che da la vita nuova ma lo Spirito che entra e agisce dall'interno dell'uomo.
L'acqua, elemento indissociabile dalla vita di ogni essere vivente, simboleggia la vita autentica che lo Spirito trasmette.
Giovanni ha capito, e ribadisce ancora una volta io non lo conoscevo. Non lo conosceva perché non era nella condizione di riconoscerlo, non corrispondeva alle sue aspettative. Ha avuto bisogno di fare un cammino spirituale per liberarsi dalla mentalità del mondo, da concetti di giudizio e di giustizia prettamente umani.
Dio non lo conosceremo mai abbastanza ma a maggior ragione non gli permetteremo di avvicinarci se non ci stacchiamo anche noi dalla mentalità di questo mondo che abbiamo assimilato e dalla quale, troppo spesso, ci lasciamo guidare.
Gli israeliti si aspettavano un leone nella figura del messia, invece Gesù si presenta come agnello. Non c'è nessuno più debole di chi ama, perché la persona amata ottiene tutto! Ma chi ama è anche il più forte perché trova la capacità di superare ogni difficoltà.
"Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo". Quando il sacerdote, nella Messa, ci presenta il pane e il vino, ci presenta l'agnello e ci invita ad unire la nostra vita a Cristo, affinché possiamo permettergli di usarci perché possa emergere il suo volto nella realtà in cui viviamo.
Quando questo accadrà in noi, quando finalmente ne avremo piena contezza, ci scopriremo a dire stupiti come Giovanni: io non lo conoscevo!

Alla prossima, ciao
tonino

17 gennaio 2014

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