Genesi 12,1-4 Dio parla ad Abramo chiamandolo a lasciare la sua terra natale, il suo ambiente parentale e la casa di suo padre, per andare in una terra che Dio gli mostrerà. In cambio, Dio promette di fare di Abramo una grande nazione e di benedirlo.
Abramo obbedisce a Dio e parte con sua moglie Sara e suo nipote Lot. In Canaan, la terra promessa, Dio rinnova la sua benedizione promettendogli di fare di lui una grande nazione.
Questo passo ha una rilevante importanza nella storia di tutte le religioni monoteiste in quanto è considerato l'inizio della storia del popolo ebraico, di cui Abramo è il padre fondatore. Inoltre, Abramo è considerato un modello di fede e di obbedienza a Dio, in quanto ha seguito la sua chiamata senza esitazione e senza sapere quale sarebbe stato l’esito finale.
Oggi, questo passo può essere letto come una lezione di fede e di obbedienza a Dio, ma anche come un invito a seguire il proprio destino e a lasciare ciò che è familiare per affrontare nuove sfide. Ma anche come un richiamo alla solidarietà e alla fratellanza tra i popoli, in quanto Abramo è considerato il padre non solo degli ebrei, ma anche dei musulmani e dei cristiani.
Un'altra considerazione importante è che questo passo di Gen 12,1-4 mostra come la fede in Dio possa portare a grandi benefici e benedizioni, ma richiede anche un forte impegno e un totale affidamento a Dio. Abramo è chiamato a lasciare tutto ciò che gli è familiare e a intraprendere un viaggio verso una terra sconosciuta, ma lo fa sapendo che Dio sarà con lui e che gli fornirà ciò di cui avrà bisogno lungo il cammino.
Possiamo anche leggere questo passo come un invito a riflettere sulla propria identità e sulla propria storia. Abramo è chiamato a lasciare la sua terra natale e la sua parentela, ma rimane sempre legato alla sua identità ebraica e alla sua storia. Anche noi siamo chiamati a lasciare ciò che ci limita e a intraprendere nuovi percorsi, senza mai dimenticare le nostre radici e la nostra storia personale e culturale.
Infine, in un’epoca di grandi migrazioni di popoli in cui viviamo, questo passo può essere inteso come un forte richiamo all'ospitalità e all'accoglienza del diverso. Quando Abramo arriva in Canaan, viene accolto dagli abitanti del luogo, e questo lo aiuta a stabilirsi nella nuova terra. Anche noi siamo chiamati a essere ospitali e accoglienti con chiunque incontri il nostro cammino, senza pregiudizi e senza discriminazioni.
2 Timoteo 1,8-10
Questo passo del Nuovo Testamento contiene un messaggio di incoraggiamento e di rinnovamento della fede cristiana.
L'apostolo Paolo scrive a Timoteo, suo discepolo, invitandolo a non avere paura di testimoniare la fede cristiana e di soffrire per essa, se necessario. Paolo afferma che il potere di Dio lo sostiene e che ha dato a Timoteo uno spirito di forza, di amore e di autocontrollo, non di timidezza.
Paolo afferma che Dio ci ha salvato e ci ha chiamato a una vita santa non per meriti nostri, ma per la sua grazia e il suo proposito. Questo proposito è stato rivelato attraverso la venuta di Gesù Cristo, che ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'immortalità attraverso il Vangelo.
Questo passo è un invito pressante all’uomo di oggi alla testimonianza della fede cristiana. In un mondo che spesso ci chiede di nasconderla o di abbandonarla. Paolo invita Timoteo a non avere paura di testimoniare la fede, anche se ciò comporta sofferenze e difficoltà. Questo invito deve essere esteso a tutti i cristiani, chiamati a testimoniare la loro fede con la parola e con l'esempio, senza vergogna o paura.
Ancora, leggiamo questo passo come un richiamo alla grazia di Dio e alla salvezza che ci viene offerta attraverso Gesù Cristo. Paolo afferma che la salvezza non è meritata, ma è un dono di grazia da parte di Dio, che ci chiama a una vita santa (avevamo accennato al concetto di giustificazione nel commento alla prima domenica di quaresima). Questa chiamata può essere interpretata come un invito a una vita di rettitudine e di bontà, in cui il cristiano è indirizzato a vivere secondo i valori del Vangelo.
Ultima, ma non ultima proposta di riflessione può essere quello di leggerlo come uno stimolo a riflettere sulla morte e sulla vita.
Paolo afferma che Gesù Cristo ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'immortalità attraverso il Vangelo. Questa affermazione può essere vista come un invito a vivere la propria vita in modo consapevole senza avere paura della morte, in quanto questa non ha più il potere di separarci da Dio. Un richiamo a vivere la propria vita nella prospettiva dell'eternità, guardando alla vita futura come a un dono di Dio che aspettiamo di conoscere.
Matteo 17,1-9
La Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor. Un evento che ha una grande importanza nella vita di Gesù e dei suoi discepoli.
Gesù conduce Pietro, Giacomo e Giovanni sul monte Tabor e viene trasfigurato davanti a loro. Il suo volto risplende come il sole e le sue vesti diventano bianche come la luce. In quel momento, appaiono anche Mosè ed Elia, che parlano con Gesù. Pietro propone di costruire tre tende, ma viene interrotto da una voce dal cielo che proclama Gesù come Figlio di Dio e invita i discepoli ad ascoltarlo.
La trasfigurazione di Gesù è un momento di grande rivelazione divina, in cui i discepoli vedono la grandezza di Dio e ne rimangono meravigliati. Questo invito alla contemplazione può essere esteso anche a noi, chiamati a riconoscere la grandezza di Dio nella nostra vita quotidiana e a contemplare la bellezza del creato che ci circonda.
Possiamo leggere questo passo come un invito a riconoscere la presenza di Dio in Gesù Cristo. La voce dal cielo proclama Gesù come Figlio di Dio e invita i discepoli ad ascoltarlo. Un richiamo alla fede cristiana e all'accettazione di Gesù come nostro Salvatore e Signore.
Ma anche un richiamo alla preghiera e alla vita spirituale. Gesù conduce i suoi discepoli sul monte Tabor per pregare e per avere un momento di intimità con Dio. Un invito alla preghiera e alla vita spirituale, all'importanza di coltivare una relazione personale con Dio attraverso la preghiera, la meditazione e lo studio della sua Parola.
Considerazioni Tre letture, quelle di oggi che ci parlano della fede, della misericordia di Dio e della Trasfigurazione di Gesù. Tre temi che possono sembrare diversi tra loro, ma che in realtà sono strettamente collegati alla nostra vita spirituale.
Abramo è l'esempio della fede per eccellenza. Egli credeva che Dio avrebbe mantenuto la sua promessa di fare di lui una grande nazione, anche se la sua situazione sembrava disperata. Abramo ha messo la sua fede in Dio, e questa fede gli è stata attribuita come giustizia. Anche noi siamo chiamati a mettere la nostra fede in Dio, anche quando la vita sembra difficile e oscura. Dobbiamo credere che Dio ci ama e che ha un piano per ciascuno di noi, anche se non riusciamo a capirlo completamente.
Paolo anche questa domenica ci ricorda la misericordia di Dio che ci ha salvati e ci ha chiamati a una vita santa. Egli ci invita a non avere paura di soffrire per la fede e ad essere pronti a testimoniare il Vangelo con coraggio e fiducia. La nostra salvezza non dipende dalle nostre opere, ma è un dono gratuito di Dio che ci ha chiamati alla vita eterna in Cristo Gesù. Questa verità ci spinge a vivere con gratitudine e a testimoniare il Vangelo con gioia.
Infine, il Vangelo ci presenta la Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor. L’evento che ci ricorda la grandezza e la gloria di Dio che si manifestano in Gesù. La Voce ci mostra chi è veramente, il Figlio di Dio che ci salva e ci libera dal peccato e dalla morte. La voce dal cielo proclama Gesù come il Figlio amato di Dio e ci invita ad ascoltarlo. Questo invito ci spinge a riporre la nostra fede in Gesù, a seguirlo e a vivere secondo i suoi insegnamenti.
E’ questo, in definitiva, il suggerimento che ci viene dalle letture di oggi: a mettere la nostra fede in Dio, a vivere con gratitudine per la sua misericordia e a seguire Gesù con coraggio e fiducia.
Questi sono i pilastri della nostra vita spirituale, che ci permettono di crescere nella fede e di testimoniare il Vangelo con la nostra vita. Chiediamo al Signore di darci la forza e la grazia di vivere secondo la sua volontà.
La preghiera è il mezzo più diretto che abbiamo per comunicare con Dio e per esprimere la nostra fede, la nostra gratitudine, la nostra disponibilità a seguirlo. In ogni lettura di oggi, possiamo individuare alcuni spunti che ci possono aiutare a pregare con più intensità e con più consapevolezza.
Abramo credeva che Dio avrebbe mantenuto la sua promessa, anche quando la situazione sembrava disperata. Nella preghiera anche noi dobbiamo affidarci a Dio. Anche quando non comprendiamo completamente la sua volontà. Dobbiamo chiedere al Signore di darci la fede di Abramo, per mettere la nostra vita nelle sue mani e per credere che egli ci ama e ha un piano per ciascuno di noi.
Paolo ci ricorda che nella preghiera dobbiamo chiedere al Signore di darci la forza della testimonianza, anche quando ci sono ostacoli e difficoltà. Dobbiamo chiedere la grazia di accettare le sofferenze come un mezzo per crescere nella fede e di offrirle a Dio come un'offerta di amore.
Infine il Vangelo ci introduce alla preghiera di adorazione. Adorare Gesù e contemplare la sua grandezza e la sua gloria. Chiediamo al Signore di darci la grazia di conoscere sempre di più Gesù e di affidarci a lui, seguendolo con coraggio e fiducia.
La fede di Abramo, la forza di testimoniare la nostra fede come Paolo e la grazia di conoscere e seguire sempre di più Gesù. In questo modo, la preghiera diventa un momento privilegiato per crescere nella fede e per rendere la nostra vita un'offerta di amore a Dio.