PENTECOSTE
28 maggio 2023

La Pentecoste è la festa cristiana che celebra l'effusione dello Spirito Santo sulla comunità dei credenti, come descritto negli Atti degli Apostoli che leggiamo oggi.
Durante questa festa, i discepoli di Gesù, riuniti in preghiera, sono stati riempiti dello Spirito Santo e hanno iniziato a parlare in lingue diverse, così da annunciare il Vangelo in modo comprensibile a persone di lingue diverse.
La Pentecoste è considerata la nascita della Chiesa e simboleggia la presenza e l'opera continua dello Spirito Santo nella vita dei credenti. E’ da qui che inizia la diffusione del messaggio evangelico in tutto il mondo segno dell'universalità e dell'unità del cristianesimo.
La Pentecoste ci invita a riflettere sulla potenza trasformante dello Spirito Santo e sulla chiamata a testimoniare il Vangelo con coraggio e amore.

Ma a quando è realmente riconducibile l’evento?
La discesa dello Spirito Santo, direttamente o indirettamente, è menzionata in tutti e quattro i Vangeli. Ma è solo Luca, negli Atti degli Apostoli, che la colloca in coincidenza con la Pentecoste.

Nel Vangelo di Giovanni, Gesù predice la venuta dello Spirito Santo ai suoi discepoli poco prima della sua morte e risurrezione. Nel capitolo 14, ai versetti 16 e 17, Gesù dice loro: "Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore, perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere, perché non lo vede né lo conosce; voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi". Questa promessa viene poi adempiuta nel capitolo 20 quando Gesù appare ai suoi discepoli dopo la sua risurrezione e soffia su di loro, dicendo: "Ricevete lo Spirito Santo".

Neanche nel Vangelo secondo Luca viene menzionato esplicitamente la discesa dello Spirito Santo durante la festa di Pentecoste. Tuttavia, come accennavo, nel libro degli Atti degli Apostoli, dello stesso autore, viene descritta dettagliatamente la discesa dello Spirito Santo durante la festa di Pentecoste. Nel capitolo 2 si legge che i discepoli di Gesù erano tutti riuniti in un luogo e improvvisamente si udì un rumore come di un vento impetuoso. Apparvero loro delle lingue divise, come di fuoco, che si posarono su ciascuno di loro, e furono tutti riempiti dello Spirito Santo. Iniziarono a parlare in lingue diverse, e ciò attirò l'attenzione della folla che si era radunata in occasione della festa.

Cosa dire delle "lingue di fuoco" menzionate nel racconto dell'evento?
Dal punto di vista letterale, c’è chi crede che siano state una manifestazione fisica e tangibile dello Spirito Santo su ciascun discepolo. Questa interpretazione sostiene che il fuoco rappresentasse la presenza divina e il potere purificatore dello Spirito Santo che si posava su di loro.

Peraltro, ci sono interpretazioni che considerano le "lingue di fuoco" come un simbolo o una rappresentazione visiva dell'effusione dello Spirito Santo. Secondo questa prospettiva, il fuoco potrebbe simboleggiare la presenza divina, la santità e il potere trasformatore dello Spirito Santo. Le "lingue" potrebbero anche stare a rappresentare la manifestazione del dono delle lingue, che permetteva ai discepoli di parlare in modo comprensibile alle persone di lingue diverse.

È importante notare che il racconto biblico può essere compreso in entrambi i sensi, sia letterale che simbolico. L'interpretazione dipende dalla prospettiva teologica e dall'approccio interpretativo di ogni individuo o tradizione religiosa.
Il parlare in lingue e essere capiti da persone di lingue diverse, come descritto nel racconto degli Atti è considerato un evento miracoloso nel contesto cristiano.

Secondo la narrazione degli Atti degli Apostoli, i discepoli furono riempiti dello Spirito Santo e cominciarono a parlare in lingue diverse. Tuttavia, coloro che ascoltavano riuscivano a comprendere ciò che veniva detto nelle proprie lingue native. Questo miracolo è interpretato come un segno divino dell'opera dello Spirito Santo e della sua capacità di superare le barriere linguistiche e culturali.

Nell'interpretazione tradizionale, questo evento viene visto come un dono dello Spirito Santo chiamato "glossolalia" o "parlare in lingue". Secondo questa prospettiva, il parlare in lingue è considerato una manifestazione spirituale che permette ai credenti di comunicare con Dio in una lingua non comprensibile agli altri, ma comprensibile da Dio stesso.

Tuttavia, c'è anche un'altra interpretazione che suggerisce che il parlare in lingue durante la Pentecoste fosse una capacità speciale data ai discepoli per predicare il Vangelo in lingue che non avevano mai studiato o conosciuto. In questa prospettiva, il miracolo non consisteva tanto nel parlare in lingue incomprensibili, ma nell'essere compresi da coloro che parlavano tali lingue.

È importante notare che il tema del parlare in lingue è presente in vari contesti biblici e può essere oggetto di interpretazioni diverse all'interno del cristianesimo. Alcune correnti religiose vedono il parlare in lingue come un dono continuo e praticato nei tempi moderni, mentre altre interpretazioni lo considerano un evento unico che si verificò durante la Pentecoste.

Ciò che conta è che il “Signore, manda il suo Spirito a rinnovare la terra", come leggiamo nel salmo di oggi, una preghiera o una supplica che richiede l'intervento divino attraverso l'effusione dello Spirito Santo per portare rinnovamento e trasformazione sulla terra.

Questa frase riflette il desiderio di un'azione divina per portare cambiamenti positivi, guarigione e restaurazione in diversi aspetti della vita e del mondo. Nella teologia cristiana, lo Spirito Santo è considerato il portatore di vita, potere e trasformazione. La preghiera chiede che lo Spirito Santo agisca in modo particolare per rinnovare la terra e portare un cambiamento positivo nella società, nella natura, nelle relazioni umane o in altre aree bisognose di guarigione e trasformazione. E’ anche un richiamo alla speranza nella potenza di Dio e nella sua volontà di operare il rinnovamento.

Spesso è collegata alla responsabilità umana di collaborare con Dio nel promuovere la giustizia, la pace e il bene comune sulla terra. Un invito a un impegno attivo per un mondo migliore, affidandosi alla guida e all'azione dello Spirito Santo.

Per completezza qualche riferimento agli altri due evangelisti circa la discesa dello Spirito Santo.
Matteo, nel suo Vangelo, non colloca specificamente l'evento a Pentecoste. Tuttavia, alla fine del Vangelo, riporta l'incarico di Gesù ai discepoli di andare e fare discepoli di tutte le nazioni, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (Matteo 28,19). Ciò che può essere visto come un richiamo all'importanza dello Spirito Santo nella diffusione del Vangelo.

Anche nel Vangelo di Marco non viene menzionata esplicitamente la discesa dello Spirito Santo a Pentecoste. Tuttavia anche lui, alla fine del suo Vangelo, riporta le parole di Gesù ai discepoli prima della sua ascensione, in cui dice loro di predicare il Vangelo a tutte le creature e che chi crederà e sarà battezzato sarà salvato (Marco 16,15-16). Anche se non viene menzionato il momento specifico della discesa dello Spirito Santo, questi versetti possono essere interpretati come un invito ai discepoli a ricevere e diffondere il potere dello Spirito Santo.

Differenze tutte queste che possono essere attribuite alle prospettive e agli obiettivi specifici di ciascun evangelista nel riportare gli eventi della vita di Gesù e della diffusione del Vangelo.

1Cor 12,3-7.12-13 Battezzati secondo lo Spirito
Nel passo della lettera che leggiamo oggi si fa riferimento al Battesimo nello Spirito Santo e alla diversità dei doni spirituali all'interno della comunità cristiana.

"Nessuno può dire: 'Gesù è il Signore!' se non per mezzo dello Spirito Santo. Vi sono diversità di doni, ma uno solo è lo Spirito. Vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore. Vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune."

Questo passaggio sottolinea l'unità nel corpo di Cristo, la Chiesa, nonostante le diversità di doni, ministeri e attività. Essa afferma che i credenti sono stati battezzati in un solo Spirito Santo, indipendentemente dalle differenze sociali o culturali. Il Battesimo nello Spirito unisce i credenti come membri del corpo di Cristo e permette loro di manifestare i doni spirituali per il bene comune.
Siamo invitati a riconoscere l'importanza dell'unità, rispettando e apprezzando la diversità dei doni spirituali presenti nella comunità cristiana. Si sottolinea che questi doni sono un dono dello Spirito Santo e devono essere utilizzati per il bene di tutti i credenti e per l'edificazione della Chiesa.
A ciascun credente viene data una manifestazione particolare dello Spirito Santo finalizzata al bene comune. Ogni persona battezzata nello Spirito Santo riceve doni spirituali specifici, che sono manifestazioni dello Spirito, e questi doni devono essere utilizzati per il bene e l'edificazione dell'intera comunità cristiana.
Doni quali la profezia, l'insegnamento, la guarigione, il servizio, la parola di conoscenza, la fede, la parola di sapienza, il discernimento, il parlare in lingue e l'interpretazione delle lingue, solo per citarne alcuni. Ognuno di questi doni è unico e ha uno scopo specifico all'interno della Chiesa.
Paolo enfatizza che questi doni non sono dati per vantarsi o per scopi egoistici, ma per servire gli altri e promuovere l'unità e l'edificazione della comunità cristiana nel suo insieme. I credenti sono chiamati a usare i loro doni in modo responsabile e amorevole, in modo da contribuire alla crescita spirituale e al benessere degli altri.
In questo contesto, l'obiettivo è che i doni vengano utilizzati in modo armonioso, riconoscendo l'importanza di ciascun membro e delle loro diverse manifestazioni dello Spirito. Si tratta di una chiamata alla collaborazione, alla condivisione e al rispetto reciproco all'interno del corpo di Cristo.

Gv 20,19-23: Il mandato
Il brano riporta il racconto della prima apparizione di Gesù ai suoi discepoli dopo la sua risurrezione. Gesù dà ai suoi discepoli un mandato specifico:
"Nella sera di quello stesso giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: Pace a voi! Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, così anch'io mando voi. Dopo aver detto questo, soffiò su di loro e disse: 'Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati'".
Gesù invia i suoi discepoli con un mandato. Come il Padre ha inviato Gesù nel mondo, allo stesso modo Gesù manda i suoi discepoli a portare avanti la sua missione. Questo mandato include l'annuncio del Vangelo, la testimonianza e la proclamazione della pace che viene attraverso di lui.
Inoltre, conferisce ai suoi discepoli il potere di perdonare i peccati. Non significa che i discepoli abbiano il potere di decidere arbitrariamente chi può essere perdonato, ma che, nella loro predicazione e ministero, hanno l'autorità di annunciare il perdono di Dio a coloro che si pentono e credono nel Vangelo.
Il soffio di Gesù sugli apostoli e la dichiarazione "Ricevete lo Spirito Santo" è l'effusione dello Spirito Santo su di loro, che conferisce loro la potenza e la guida necessarie per adempiere al mandato di Gesù.

Come abbiamo già detto, nel Vangelo di Giovanni non viene descritta esplicitamente la discesa dello Spirito Santo durante la festa di Pentecoste, come invece avviene negli Atti degli Apostoli. Presenta una narrazione diversa rispetto ad altri testi del Nuovo Testamento riguardo all'effusione dello Spirito Santo.
In Giovanni, Gesù parla dell'invio dello Spirito Santo in diverse occasioni. Ad esempio, nel capitolo 14, Gesù promette ai suoi discepoli che il Padre invierà loro un altro Consolatore, lo Spirito della verità, che sarà con loro e in loro. Nel capitolo 16, Gesù parla ancora dello Spirito Santo che verrà per confortarli, guidarli e rivelare loro la verità.
Tuttavia, il Vangelo di Giovanni non fa specifico riferimento alla discesa dello Spirito Santo in un evento storico specifico, come avviene negli Atti degli Apostoli, cioè durante la festa di Pentecoste. La prospettiva di Giovanni si concentra piuttosto sulla promessa e sulla presenza continua dello Spirito Santo nella vita dei credenti, come dono di Gesù dopo la sua risurrezione.

È importante notare che il Vangelo di Giovanni e gli Atti degli Apostoli sono scritti da autori diversi con intenti e prospettive differenti. Giovanni mette l'accento sulla presenza e l'opera dello Spirito Santo nella vita dei credenti dopo la risurrezione. Gli Atti degli Apostoli forniscono invece un resoconto più storico degli eventi che hanno coinvolto la discesa dello Spirito Santo durante la festa di Pentecoste.
Entrambi i testi biblici però riconoscono l'importanza dello Spirito Santo nella vita dei credenti e nella diffusione del messaggio evangelico.

La sequenza
Concludo con alcuni spunti circa la "Sequenza" di invocazione dello Spirito e un accenno alle implicanze per il cristiano.

La "Sequenza" o l'inno di invocazione dello Spirito Santo, noto anche come "Veni, Sancte Spiritus" (Vieni, Santo Spirito), è una preghiera liturgica della Chiesa cattolica che viene tradizionalmente recitata o cantata durante la celebrazione della Pentecoste e in altre occasioni liturgiche.
Con essa si invoca l'effusione dello Spirito Santo sulla comunità dei credenti, chiedendo la sua presenza, il suo potere e la sua guida nelle loro vite. La preghiera sottolinea la figura dello Spirito Santo come Consolatore, donatore di vita, fonte di luce, maestro e guida.

Quali le implicanze per i cristiani nell'invocare lo Spirito Santo?
Sono molteplici.

Presenza di Dio: Invocare lo Spirito Santo significa riconoscere la presenza di Dio nella propria vita. Lo Spirito Santo è Dio stesso, presente e operante nel mondo e nelle nostre vite. Invocarlo è un atto di fede e di apertura alla sua presenza continua.

Guarigione e Consolazione: Lo Spirito Santo è descritto come il Consolatore che porta conforto e guarigione alle nostre anime. Invocarlo significa affidarsi alla sua azione di consolare le nostre ferite, di lenire il dolore e di rinnovare le nostre speranze.

Guida e Illuminazione: Invocare lo Spirito Santo è chiedere la sua guida e illuminazione nelle decisioni e nelle scelte, specialmente nei momenti topici della nostra vita. Lo Spirito Santo è il Maestro interiore che ci aiuta a comprendere la Parola di Dio, a discernere la volontà di Dio e a camminare secondo i suoi insegnamenti.

Trasformazione e Santificazione: Invocare lo Spirito Santo implica aprire il nostro cuore alla sua azione trasformatrice. Lo Spirito Santo lavora in noi per purificarci dal peccato, per santificarci e per conformarci sempre più all'immagine di Cristo.

Comunione e Unità: L'invocazione dello Spirito Santo è un richiamo alla comunione e all'unità tra i credenti. Lo Spirito Santo unisce la Chiesa e ci fa partecipare alla vita divina. Invocarlo significa pregare affinché la sua presenza e il suo amore ci uniscano come membri del corpo di Cristo.

In sintesi, l'invocazione dello Spirito Santo attraverso la "Sequenza" o altre preghiere simili rappresenta una richiesta di presenza, potere e guida divina nelle nostre vite. Implica un atteggiamento di apertura, fiducia e dipendenza da Dio, riconoscendo la sua azione continua e la sua opera trasformatrice in noi. Invocare lo Spirito Santo è un invito alla relazione con Dio e alla partecipazione alla sua vita divina.

Spirito Santo, illumina il nostro cammino. Guidaci nella verità e nell'amore. Donaci la tua forza e il tuo conforto. Ti invochiamo, vieni e abita in noi!

Alla prossima, ciao
tonino

25 maggio 2023

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