Alla fine l'accoppiata Berlusconi/Tremonti si è piegata. C'è voluto un attacco concentrico dei mercati all'intera economia del mondo occidentale, cominciato proprio con il primo obiettivo Italia, per dare una scossa decisiva al governo. Si è dovuto riconoscere, e speriamo che si sia ancora in tempo, che è arrivato il momento di abbandonare ogni calcolo elettoral-politico e cominciare a collaborare, da subito, con quell'Europa, pur egoista e cinica, da sempre non tenera, ma diciamo pure ostile, con la sua parte mediterranea, con quel sud che se si potesse abbandonare al suo destino sarebbe molto meglio. Rifletta signor Bossi, lei che vorrebbe staccarsi dall'Italia per le stesse ragioni!
E' vero, il debito pubblico italiano è altissimo, l'economia fa fatica a ripartire e se non riparte in modo deciso il pil non cresce: e se non cresce il pil si è in difficoltà per rispettare i parametri di bilancio. Se gli obiettivi di contenimento del debito prima e di pareggio di bilancio dopo si allontanano allora gli spreads aumentano. E se aumentano gli spreads aumentano gli interessi e quindi aumenta il debito. Insomma, il cane che si morde la coda. E' giusto prendere in mano la situazione e comportarsi di conseguenza, anche se elettoralmente non conviene. Anche se questo comporterà come conseguenza un ribaltamento di maggioranze inevitabile.
Ma alla fine naturale della legislatura.
Il governo attuale, che ci faccia comodo o no, è quello legittimamente eletto. E, fino a prova contraria, la costituzione afferma che è al popolo che appartiene la sovranità. Si dirà che la stessa costituzione recita che il popolo la esercita attraverso il parlamento. D'accordo. Ma allora fino a quando non ci sarà un'alternativa in parlamento, è inutile sbraitare che c'è bisogno di un passo indietro. Piuttosto se è vero che è il bene dell'Italia che si vuole allora, su qualunque banco parlamentare si sia seduti, bisogna contribuire a fare meglio. Si ha il dovere, in momenti quali quelli che stiamo vivendo, in primis di non fare ostruzionismo ma soprattutto di collaborare.
Il primo dovere spetta al governo. Basta concentrare ossessivamente l'attività legislativa su pochi obiettivi, spesso sconfinanti con problematiche private reali o indotte, peggio ancora di interessi economici personali. Basta con l'arroganza di pensare di essere autosufficienti e, ancora peggio, acquisendo nuove autosufficienze attraverso discutibili attività di ampliamento di consensi parlamentari. Basta con gli atteggiamenti da salvatori della patria. Non è più il tempo di Cincinnato; ma se anche ci si credesse tali, bisogna avere l'umiltà di esserlo fino in fondo, tornandosene a coltivare il proprio campicello, come fece l'eroico romano di indimenticata memoria.
Ma il secondo dovere spetta a tutti gli altri. Basta anche con una opposizione fatta di antiberlusconismo, come se fare politca significasse solo combattere una persona. Opposizione significa presentarsi con uomini e donne alternativi e più onesti, portatori soprattutto di un progetto globale più credibile, fatto di soluzioni più convincenti, di una socialità più giusta e più equa, di valori più condivisi. Di questo c'è bisogno e su questo bisogno va costruita un'alternativa che richiede tempo per farsi largo nelle convinzioni dei più, con la conseguenza che più si perde tempo con la demagogia, più si confida solo sulla sopportabilità di stomaco o sul mal di pancia della gente, più si allontana la prospettiva di un credibile cambiamento.
Essere solo contro è molto facile. Pochissime sono le scelte che non hanno importanti o anche minime alternative, fosse solo che nelle sfumature. Una politica seria deve costruire e non demolire. Ricordiamoci dell'apologo dell'Asino di Buridano (vedi anche la favola di La Fontaine: Il mugnaio, suo figlio e l'asino). Se ne ricordi l'opposizione quando critica solo per evidenziare le mancanze del governo. Se ne ricordi quest'ultimo quando comunque dovrà assumersi le sue responsabilità.
Sia gli uni che gli altri saranno giudicati da quel popolo che sarà poi giudice inappellabile con le sue scelte: in democrazia vincerà chi sarà stato meno negativo.
Alla prossima, ciao
7 agosto 2011
se desideri esprimere un tuo commento su quanto hai appena letto, contattami