LIBIA E... DINTORNI

Non ho né le conoscenze né le capacità per argomentare di rapporti economici tra stati, di relazioni internazionali, di strategie politiche e men che meno belliche. Penso però di poter avvicinare il problema partendo dal buonsenso, dall'esperienza accumulata in decenni di storia contemporanea vissuta, certamente non da protagonista ma da spettatore sì, da lettore di giornali, da utente televisivo, da persona che ha sempre voluto essere informata ma senza accettare acriticamente l'enorme e variegata quantità di notizie con cui i media quotidianamente ci investono.
La regola principale a cui mi attengo rigidamente è di non affidarmi ad una sola agenzia. In democrazia c'è libertà di informazione: ottima cosa! Questa libertà però è sempre utilizzata per trasmettere messaggi in modo interessato. La conoscenza della fonte è fondamentale ai fini della interpretazione.
Tutti trasmettono una parte di informazione: quella funzionale ai propri obiettivi, alle finalità che per ideologia o per interesse intende raggiungere. Altra regola importante è quindi attingere ad una pluralità di fonti per mettere insieme i vari tasselli e cercare quanto più possibile di ricostruire il puzzle.
Questa volta però qualche tassello mi manca.
In un contesto italiano così politicamente conflittuale di questi anni, abbiamo assistito ad una confluenza di consenso quasi unanime in occasione della decisione di intervenire nei bombardamenti sulla Libia di Gheddafi. Sono rimasto, e lo sono tuttora, sconcertato nel vedere a capo degli interventisti il Capo dello Stato oltre che il Presidente del Consiglio, partiti di destra e di sinistra, giornali delle varie tendenze. Pochissime le eccezioni, assolutamente nessuna manifestazione di piazza.
Molto interessata la posizione della Lega, timorosa soltanto per i barconi carichi di carne umana che si sarebbero riversati su Lampedusa per propagarsi poi in Padania. Sincera (anche se blanda l'ho apprezzata) la voce di Giuliano Ferrara che sul Foglio e nella sua rubrica nel TG1 ha cercato di mettere in guardia sull'inutilità di un'azione di guerra sul territorio libico.
Mi chiedo come si possa semplicemente giustificare un uso della forza così unilaterale e così distruttivo quale il riversare tonnellate di bombe in casa altrui con la certezza di non essere minimamente soggetti a ritorsioni, tanta è l'attuale debolezza dell'avversario. E' come schiacciare con gli scarponi le formiche nel prato davanti casa.
Forse motivi umanitari possono giustificare la necessità di correre in aiuto di popolazioni oppresse. Forse. Ma allora, anche ammesso che alcuni stati possano assumersi il nobile compito, perché solo in Libia?
C'è un popolo siriano desideroso di libertà che continua ad essere puntalmente massacrato. C'è un popolo iraniano ridotto al silenzio da una dittatura umiliante e arrogante. C'è un popolo curdo bistrattato da sempre da destra e da sinistra. C'è una condizione femminile sub-umana in tanti stati islamici che meriterebbe l'intervento di questi paladini della libertà. Tanti altri esempi si possono fare ma uno è emblematico. Mi riferisco al popolo cinese sottomesso, umiliato e sfruttato da decenni.
Suggerisco un'altra metafora: che ne dite se la polizia si occupasse del ladruncolo, magari zoppo, che scippa la borsetta alla moglie del presidente Napolitano e tralasciasse di occuparsi di mafia e di mafiosi eccellenti?
Facile prendersela con chi è nel momento della decadenza, fare la voce forte con i deboli, mostrare i muscoli con quelli in difficoltà. Mi chiedo però quanto di etico ci sia in questo e quanto vanto se ne possa ricavare.
La guerra è sempre stata il modo più facile ma mai quello più giusto per risolvere i problemi di convivenza civile. Iraq e Afganistan, ultime esperienze di cui aver memoria, ne sono la prova provata.
Nonostante questo ci si casca sempre. Ma il perché di tanta unanimità, proprio non riesco a capirlo! Perché non si ha il coraggio di chiamare le cose con il loro nome? Avere il coraggio di dire per quali interessi veri ci si muove? Ci si vergogna forse? Ma non è altrettanto vergognoso mentire così miseramente? Forse perché si pensa che ci sia una maggioranza ancora abbastanza importante da poter ingannare?
Fatelo per favore, voi che prendetre queste decisioni, siate onesti e diteci almeno la verità: è un minimo di ripsetto dovuto, in democrazia, a chi è costretto a sostenere, anche contro la propria volontà, come contribuente questa pseudo solidarietà.
Potremmo almeno mettere al loro posto tutti i tasselli del puzzle.

Alla prossima, ciao


21 giugno 2011

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