Sono le ultime ore di Gheddafi da raìs. Alcuni siti internet lo danno per morto mostrando una foto molto probabilmente taroccata. Ma ormai la sua sorte è segnata. A Tripoli la gente festeggia per le strade. Almeno quella che non vedeva l'ora di liberarsi dall'incubo. Per altra gente l'incubo comincerà adesso. E' risaputo, chi vince ha sempre ragione ma per chi perde la condizione è rovesciata.
Le borse festeggiano anche loro, nei templi dorati della finanza dove si svolgono le frenetiche contrattazioni e, almeno per questo lunedì, dimenticano la profonda crisi in cui tutto il mondo occidentale si sta dibattendo con la conseguente recessione di portata mondiale ormai incombente.
Ognuno fa festa come può e come sa. Ma è vera festa?
Se per il popolo libico significa uscire perlomeno da una dittatura (con la speranza che non sia sostituita da un'altra ben peggiore) per le economie occidentali è solo uno degli incubi che si allontana. Un pensiero in meno anche se certamente non il più importante. Qualcuno che aveva puntato sul rovesciamento di regime per assicurarsi condizioni vantaggiose per le forniture di petrolio, e per questo aveva investito in modo pesante in raid aerei e in qualsivoglia spiegamento militare, starà già pregustando il momento di presentare il conto.
Fra questi anche il nostro paese. Ma sarà così?
Per il momento l'unico vantaggio reale per noi sarà il risparmio di un milione di dollari al giorno. A tanto sembra ammontasse il costo che le nostre esconomie dovevano sopportare per la partecipazione a questa... festa. Indubbiamente i libici il petrolio devono estrarlo e devono venderlo. La concorrenza però è grande e agguerrita e, si sa, quando si tratta di soldi la guerra è ancora più cruenta ed è sempre senza esclusioni di colpi. E noi, saremo capaci di combattere anche in questo campo? Senza contare che quel "senza esclusione di colpi" prevede metodi molto discutibili che, per qualsiasi paese democratico, dovrebbe essere oggetto di profonde crisi di coscienza. Riflettiamoci tutti perché ci coinvolge: i nostri governanti agiscono in nostro nome. Ricordiamocelo!
Ricordiamocelo se ci siamo indignati quando fu deciso il nostro coinvolgimento nell'intervento militare, e ricordiamocelo anche adesso quando l'azione bellica si sposta nel campo economico. Non illudiamoci che moralmente la situazione sia meno grave. In guerra come in economia vince il più forte e paga sempre il più debole.
Se in questi mesi le borse hanno bruciato centinaia di miliardi di euro significa solo che i ricchi sono meno ricchi ma non per questo meno potenti. La recessione invece quella sì che farà danni enormi e si tradurrà in meno lavoro, più tasse e meno reddito per la gente comune, per quella per cui la preoccupazione primaria è il vivere quotidiano e non di quanto sia diminuito il patrimonio in azioni.
Guai ad abbassare la guardia. Non accontentiamoci dei palliativi ma esigiamo cure vere, rimedi definitivi, equi, adeguati alla sopportabilità di ciascuno. Diffidiamo sempre di chi dice di voler fare i nostri interessi. Diffidiamo della demagogia, da qualsiasi parte provenga.
Diffidiamo delle cassandre ma anche degli imbonitori. Entrambi hanno bisogno di vendere i loro prodotti!
Alla prossima, ciao
22 agosto 2011
se desideri esprimere un tuo commento su quanto hai appena letto, contattami