In tempi neanche tanto lontani Napoli era nella mente di quasi tutti gli abitanti del pianeta per il suo meraviglioso golfo, per San Gennaro, per il Vesuvio, per le bellezze naturali che le fanno corona, per i suoi abitanti simpatici e sempre allegri. Magari anche per qualche abitante un po'... mariuolo, abile nel sottrarre il portafoglio al distratto turista o nel confezionargli il famoso "pacco". Ciononostante, sempre e comunque si era disposti all'indulgenza verso questa città e verso i napoletani in quanto tale era l'immagine complessiva che il mondo restava ammaliato da questa terra e da questo popolo che contribuiva a rendere luminosa l'immagine dell'Italia nel mondo.
Oggi al contrario, in ogni angolo della terra, quando si dice Napoli è aumatica l'associazione ai rifiuti che continuano ad accumularsi per le strade della città. Una piaga che si protrae ormai da anni e che i media di tutto il pianeta hanno ripreso riversando immagini e fiumi di inchiostro che hanno portato e portano discredito all'immagine dell'intero paese.
A dire il vero i rifiuti a cui bisognerebbe riferirsi sono di due generi.
Il primo è quello più immediatamente associabile alla "monnezza" nel vero senso della parola. Alle buste di plastica che ogni famiglia napoletana, non riuscendo più a stivare nei cassonetti, accumula disordinatamente in ogni angolo di strada. Aumentano ad un ritmo impressionante; si parla di circa 150/200 tonnellate al giorno di rifiuti di ogni genere che vanno ad acuire una crisi che si fa sempre più drammatica. Pensiamo soltanto ai danni che ne possono derivare alla salute delle persone e al degrado a cui la città è sempre più sottoposta.
Da almeno vent'anni il problema rifiuti è stato affrontato in modo più o meno intelligente, in quasi tutte le altre città del Paese. Ci sono località in cui la raccolta differenziata è fatta con una meticolosità quasi maniacale. In alcune addirittura si usano i rifiuti per generare reddito e rimpinguare le casse municipali quando non per riscaldare condomini e intere città. Dove meno si è fatto comunque si riesce, pur con sforzi notevoli, a smaltire l'enorme quantità di materia non utilizzata che le leggi della società consumistica del nostro tempo invoglia ad abbandonare o semplicemente a sostituire per far posto a beni di qualità superiore o tecnologicamente più evoluti ma non per questo di effettività necessità.
Così viene da pensare perfino che Napoli non sia una città italiana. Non si riesce certo a capire perché, se le cose possono funzionare un po' dappertutto, questa regola non valga per la città partenopea.
E' senz'altro una sconfitta per le amministrazioni pubbliche che vi si sono succedute. E' una sconfitta perché non sono stati e non sono capaci di individuare e applicare quelle soluzioni, tra le tante fornite dall'esperienza di altre amministrazioni, adatte per la città. E' una sconfitta perché viene fatto poco o niente per educare la gente ad un atteggiamento più responsabile nella gestione delle cose da eliminare, in primis alla distinzione tra rifiuti riciclabili e non.
E' una sconfitta non solo di Napoli ma dello stato, che più che interventi volti a risolvere l'emergenza contingente non è stato capace di mettere in atto. Prova ne è che finiti gli interventi straordinari la situazione è tornata al punto di partenza. Si dirà che ognuno deve camminare con le proprie gambe. E' vero. Ma c'è una immagine globale che comunque tutte le istituzioni, e il governo prima di tutto, devono contribuire a salvaguardare e promuovere specialmente in un paese che vive di turismo e che al turista può e deve offrire molto.
C'è anche chi da questa emergenza trae vantaggi e che proprio per questo ha contribuito ad acuire. C'è chi di monnezza si ingrassa e gode nel vivere in essa. Mi riferisco alla seconda tipologia di rifiuti a cui facevo riferimento. A quei rifiuti umani, monnezza della monnezza, piaga secolare di una città (e di tutta una regione), che vive e prospera sulle esalazioni emanate dall'immondizia accumulata per le strade e che ne contribuisce ad incrementare il fetore già solo con la sua presenza asfissiante.
La camorra. L'altra tragedia napoletana. Tragedia per le tante persone, soprattutto giovani, che associa alla sua attività criminosa, sfruttando l'incapacità della città ad offrire lavoro dignitoso per tutti. Tragedia per il resto della popolazione costretta a subire e convivere con miasmi di ogni genere.
Un'altra sconfitta dello stato e delle istituzioni.
Nonostante tutto, onore delle armi ad un popolo che, fedele al suo DNA, non abbandona il suo carattere aperto e gioviale
che ne fanno oggetto di simpatia in tutto il mondo. In attesa di vedere rifiorire una città che fu di tanti personaggi illustri tra i quali Francesco de Sanctis, Salvatore di Giacomo, Matilde Serao, Torquato Tasso, i Maestri Muti e Accardo, Eduardo de Filippo, Enrico Caruso, Libero Bovio, Antonio de Curtis, in arte Totò, Sofia Loren. E neanche dimentichiamo che Napoli ha dato all'Italia ben tre presidenti della sua storia recente: Enrico de Nicola, Giovanni Leone e Giorgio Napolitano. E molti altri che in ogni campo, dalla cultura alla politica, hanno contribuito ad accrescere e diffondere il prestigio di una città amata e stimata nel mondo.
Ottimismo dunque, nonostante tutto. Ma mai abbassare la guardia!
Alla prossima, ciao
14 luglio 2011
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